Ha tre lauree il professore che non vuole vaccinarsi intervistato da Repubblica: "non voglio fare da cavia per il vaccino!" dichiara. La dimostrazione che tre lauree possono aiutare a sapere ma non necessariamente a ragionare. Considerato che ad oggi sono state somministrate oltre 5 miliardi di dosi di vaccini, sospetto che non sia azzardato sostenere che si sappia abbastanza dei vari prodotti e non siano necessarie cavie, nemmeno con tre lauree.
Certo non sappiamo niente degli effetti a lunga scadenza, ma temo che nella storia dell'uomo ci siano state ben poche cose che sono state messe in circolazione dopo aver valutato gli effetti a lunga scadenza, siano queste faramaci miracolosi, mezzi di trasporto, ricette di cucina o itinerari di viaggio... Direi anzi che probabilmente assumersi qualche rischio a lunga scadenza faccia parte della storia dell'uomo.
Ma c'è una seconda cosa che mi colpisce della dichiarazione del professore: considerato che a differenza di tanti prodotti che consumiamo normalmente, la messa in commercio di medicinali richiede anche un periodo di sperimentazione sulle persone, il tono sprezzante verso le "cavie" fa pensare che il docente non abbia troppa considerazione per le tante persone che aiutano a sperimentare la non dannosità ed efficacia dei prodotti che ci cureranno.
Qualche tempo fa una attivista ugandese (se non ricordo male), scriveva di suo padre che aveva partecipato ai programmi che portarono alla messa a punto dei farmaci che hanno poi consentito di contenere l'epidemia di aids e prolungare di molti anni la vita dei malati.
L'attivista raccontava come suo padre fosse cosciente del fatto che forse il farmaco non avrebbe funzionato, o forse solo prolungato di poco la sua vita, ma era lieto di partecipare ad un programma che avrebbe forse aiutato ad affrontare una malattia che stava uccidendo in mezzo mondo.
Personalmente credo che al momento in cui mi sono vaccinato la fase della "cavia" fosse già passata, ma anche se così non fosse, la penso come il padre di quella attivista. Attivista perché la battaglia in cui era impegnata non era quella contro le sperimentazioni dei medicinali in Africa, ma contro i prezzi esorbitanti di quei farmaci, che escludevano dai potenziali benefici proprio coloro che avevano aiutato a verificarne l'affidabilità: come suo padre, che terminato il programma non aveva potuto permettersi la cura.
E se guardiamo la distribuzione dei vaccini nel mondo vediamo che le cose non sono purtroppo cambiate granché
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