"Oggi il problema principale riguarda il conseguimento della laurea da parte di chi proviene da famiglie di non laureati. Il fenomeno non è di origine recente. Confrontando i nati nella seconda metà degli anni ’10 con i nati nella seconda metà degli anni ’70, risulta che la quota di laureati è cresciuta ma non in modo impressionante: dal 2% al 10,1%. La significativa mobilità intergenerazionale nei titoli di studio che si è avuta nel nostro paese si è, sostanzialmente, fermata alle soglie dell’università.
Il fatto che solo una piccola percentuale dei figli di non laureati si laurei ha molteplici conseguenze negative: frena la mobilità verso l’alto, impedisce che si riduca la disuguaglianza nei titoli di studio e tiene basso il numero dei nostri laureati. A quest’ultimo proposito, si può ricordare che la percentuale di italiani di età compresa tra i 25 e i 64 anni in possesso di una laurea è nettamente più bassa di quella media nei paesi dell’Ocse (15% contro 31%) e questo vale anche se si considerano soltanto i giovani di età compresa tra i 25 e i 34 anni (21% contro 38%). Negli anni più recenti si sono manifestati fenomeni preoccupanti: gli immatricolati nelle università italiane sono scesi da più di 338.000 nel 2003-4 a circa 280.000 nel 2011-12 (Cun 2013). Il calo (più di 58.000 studenti, pari al 17%) è notevole, anche tenendo conto delle sfavorevoli tendenze demografiche, e non è facile prevedere un’inversione di tendenza a breve termine."
E ancora
"Questi indizi giustificano l’ipotesi che le condizioni economiche della famiglia influenzino la carriera formativa dei figli. Si tratta di un’ipotesi che è del tutto compatibile con l’influenza del titolo di studio dei genitori su quello dei figli, ampiamente discussa nel paragrafo precedente, se il reddito dei genitori è positivamente correlato al loro titolo di studio. Infatti, attraverso questa correlazione anche il titolo di studio dei figli sarebbe correlato al reddito della famiglia di origine.
I dati ci dicono che il 48,3% dei nati negli anni ’40 che si è iscritto all’università aveva origini nella borghesia (e il 40,2% raggiungeva effettivamente la laurea); la corrispondente percentuale tra i figli degli operai era soltanto del 4,1% (e solo il 3,5% riusciva a laurearsi). La maggiore partecipazione all’istruzione terziaria ha interessato, negli anni successivi, tutte le classi sociali; tuttavia, questa tendenza all’aumento non ha modificato in modo sostanziale le disuguaglianze: nella coorte di coloro che sono nati negli anni ’70, si è iscritto all’università il 55,8% dei figli della borghesia contro il 14,1% dei figli degli operai (Istat-Cnel 2013).
Questi indizi giustificano l’ipotesi che le condizioni economiche della famiglia influenzino la carriera formativa dei figli. Si tratta di un’ipotesi che è del tutto compatibile con l’influenza del titolo di studio dei genitori su quello dei figli, ampiamente discussa nel paragrafo precedente, se il reddito dei genitori è positivamente correlato al loro titolo di studio. Infatti, attraverso questa correlazione anche il titolo di studio dei figli sarebbe correlato al reddito della famiglia di origine."