Quel 10 maggio rimasi a casa, ero arrivato da pochi mesi e l'invito per l'organizzazione per cui lavoravo era stato inviato solo al mio collega che oramai da 3 anni abitava in Sudafrica.
Avrei seguito la storia nel suo divenire come i rimanenti 42 milioni di abitanti del paese, e come le centinaia di milioni di persone che nel resto del mondo avrebbero in qualche momento della giornata saputo che l'insediamento del primo presidente nero del Sudafrica era avvenuto in un clima festoso ed privo delle violenze che i commentatori della vigilia davano per ineluttabili.
Stavamo in un quartiere a poche centinaia di metri di distanza da quello stadio di Ellis Park che solo un anno dopo sarebbe divenuto famoso per la finale della coppa del mondo di rugby vinta dal Sudafrica.
In quello stadio la federazione di calcio sudafricana aveva deciso di organizzare un'amichevole fra la nazionale del Sudafrica e quella dello Zambia, e vista la vicinanza decisi di provare ad andare a vedere la partita, nella non troppo segreta speranza che magari Mandela passasse per un saluto alla folla.
Con mia figlia più grande e la figlia di una vicina di casa, entrammo in uno stadio strapieno di persone, la stragrande maggioranza nere, che cantavano canzoni e lanciavano slogan con un ritmo incessante.
La partite iniziò e per un po' era una normale partita di calcio: poi un elicottero militare sorvolò lo stadio, facendo intuire che con tutta probabilità stava arrivando Mandela.
Poi una macchina nera entrò in campo accolta da un boato della folla...la partita fu sospesa per qualche minuto, poi lo speaker annunciò che il Presidente avrebbe parlato nell'intervallo fra il primo ed il secondo tempo.
E l'intervallo arrivò, e Mandela parlò per qualche minuto e la banda suonò l'inno.
Ed era il nuovo inno, quello ottenuto fondendo l'inno del movimento di liberazione Nkosi sikelele Afrika con Die Stem, l'inno della vecchia repubblica morta con quelle elezione. E l'intero stadio cantò a squarciagola solo la prima parte dell'inno.
Finita l'esecuzione la sorpresa: Mandela si fa riportare il microfono e alla ammonisce la folla: "la fanfara ha suonato tutto l'inno e che va cantato tutto. Ed è bene che impariate le parole, e l'afrikaans (la lingua parlata dai boeri e che 18 anni prima era stata fra le cause scatenanti della rivolta di Soweto)!".
Era il primo giorno da presidente. Il primo giorno dei tanti in cui Mandela non si lasciò sfuggire nessuna occasione nel perseguire il suo obbiettivo di pacificare il paese.
E le parole le impararono tutti .
Che la terra ti sia lieve Madiba