Ma sembra non sia così.
Da quello che leggo l'obbiettivo delle organizzazioni che avrebbero collaborato con la RAI è quello di dare maggiore visibilità al lavoro dei tanti che operano nel mondo della cooperazione, portando in prima serata un tema di cui sentiamo parlare solo in poche righe a corollario della notizia relativa a questa o quella guerra o emergenza umanitaria.
Ma il fine giustifica davvero il mezzo? Perché non stiamo parlando di un documentario, o di una serie di trasmissioni con dibattito, i programmi sono presentati nel format del "reality show". Un format che ha provato ad utilizzare tutti gli sfondi possibili ed immaginabili per le sue riprese e che dopo "la casa del grande fratello", "l'isola dei famosi", "la fattoria e c. adesso utilizerebbe i campi profughi come set.
E anche se gli ideatori del programma sostengono che non si tratterà di un reality ma di un docu-film, mi chiedo se davvero non sia possibile andare oltre al modello "celebrità che visita il campo profughi" per accendendere i riflettori sul tema? E poi che dire, il mondo anglosassone manda a spasso Angelina Jolie, Clooney e Bono e noi rispondiamo con Al Bano, Emanuele Filiberto e Cucuzza...
Perché secondo me per cambiare davvero le cose nella percezione, non serve accendere per l'ennesima volta dei riflettori che usano le vittime come comparse in un film di cui i nostri cosidetti VIP sono gli attori, ma una volta tanto iniziare a presentare queste persone, e non come "le vittime", ma come Ahmed, Biniam, Saba, Amina, ognuna di loro con la sua vita, i suoi sogni ed i suoi diritti.
C'è una petizione online che chiede di bloccare la messa in onda, io l'ho firmata.