Quando facciamo il pieno raramente ci domandiamo quali percorsi abbia fatto quel petrolio prima di trasformarsi in benzina, e sicuramente niente sappiamo degli accordi esistenti fra paesi produttori e società petrolifere.
Eppure potrebbero essere assai interessante, sopratutto se si considera che solo in Africa ogni anno i guadagni dell' industria estrattiva sono 9 volte superiori a quanto viene dato al continente in aiuti allo sviluppo.
Potrebbe essere interessante perché i cittadini di quei paesi magari potrebbero giudicare se i loro governanti stanno investendo bene quanto ricevuto per il diritto a sfruttare le risorse del paese, come descritto nella illustrazione a fianco.
Basterebbe davvero poco: una indicazione degli accordi economici paese per paese, concessione per concessione. Ed in effetti da poco tempo per le società USA vige un obbligo del genere, introdotto dalla legge Dodd - Frank che impone la dichiarazione e la pubblicazione delle somme pagate per l'acquisizione di licenze minerarie.
Una scelta quella USA duramente contestata dalle società petrolifere, ma che dovrebbe essere imitata anche dall'Europa, se la campagna sull'Unione Europea promossa da Publish what you pay, e che è già ad un buon punto, avrà successo. Inutile dire che anche sul parlamento europeo le pressioni dei petrolieri sono enormi. E forse potrebbe essere utile sapere da che parte sta l'ENI, che comunque essendo quotata a New York è già soggetta alla Dodd-Frank.
Chiedere che stia dalla parte giusta potrebbe essere un ottimo modo da parte del nostro paese di esercitare la sua "golden share", e se le vicende degli ultimi anni hanno fatto si che mettiamo sempre meno risorse per la cooperazione allo sviluppo dell'Africa, almeno evitiamo di favorirne il saccheggio.
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