17.8.12

Le Guineamen e la volata della staffetta

Il podio della staffetta 4 x 100 delle ultime olimpiadi di Londra ha offerto piu' di un motivo per i commentatori. Dalla riflessione sul fatto che il talento di Usain Bolt non sia isolato in quella Giamaica fino a pochi anni fa conosciuta solo per reggae e ganja, alle considerazione che anche una piccola nazione come Trinidad e Tobago sia in grado di conquistare il bronzo in una specialita' che vede praticanti a tutte le latitudini. 

Ma senza dubbio quello che salta piu' agli occhi e' quello che oramai e' considerato quasi un assioma nell'atletica, ovvero che nello sprint il colore della pelle conta e non poco, ed i quartetti di Giamaica, Usa e Trinidad e Tobago sono la a dimostrarlo. 

A me invece quello che ha colpito e' che il podio sembrava la descrizione delle destinazioni delle navi che per 200 anni trasportarono 12 milioni di schiavi dall'africa alle americhe. 

Le navi le chiamavano in gergo guineamen e le cronache dell'epoca raccontavano come fossero riconoscibili sin da lontano per l'odore insopportabile prodotto da un carico di esseri umani stipati fino all'inverosimile per il trasporto nel "passaggio di mezzo", come veniva chiamata la traversata atlantica, tratto piu' doloroso di una triangolazione che portava i prodotti delle industrie europee dall'europa ai mercati dell'africa, dove venivano scambiati per schiavi da vendere nelle americhe, dove avrebbero lavorato nelle piantagioni di zucchero e cotone da destinare alle manifatture europee. 

 Un passaggio doloroso per 12 milioni di uomini e donne, di cui il 10/15% periva nel viaggio, e anche per chi fosse sopravissuto le prospettive non erano delle migliori: la coltivazione della canna da zucchero e' una attivita' dura ancora oggi e lo era ancor di piu' in quegli anni, quando le antille erano il centro della produzione mondiale. 

Si stima che la vita media per uno schiavo impegnato nelle lavorazioni piu' pesanti fosse di 7 anni. Ed e' anche per questo che il traffico di schiavi verso le Antille fosse forse il piu' alto di tutto il nuovo mondo. 
Quel nuovo mondo dove prima delle grandi migrazioni europee dell'ottocento, gli schiavi erano di gran lunga il gruppo piu' numeroso di immigrati, "salt water slaves" li chiamavano. 

Ma a quella tragedia, pensata, voluta e giustificata dall'uomo e gestita con leggi che definivano gli schiavi "proprieta' privata" come qualsiasi oggetto, leggi che non concedevano alcun diritto sui figli degli schiavi, proprieta' anche loro del padrone, quella tragedia e' probabilmente anche la maggior responsabile della nascita della discriminazione razziale, perche' se e' vero che la schiavitu' e' sempre esisitita e che nei secoli sono stati schiavi uomini e donne di tutte le razze e religioni, chi per sconfitta in guerra, chi per debiti, chi per chissa' quale altro motivo, e' stato probabilmente solo con la tratta atlantica allora che si e' diffusa nell'occidente l'equazione pelle nera = schiavo e l'idea che fosse normale e giusto ridurre in schiavitu' un uomo per il fatto di appartenere ad una razza da allora e per molto tempo considerata "inferiore". 

 Una idea questa che ha sopravissuto per molto dopo la fine della schiavitu'. Quella schiavitu' abolita nel regno unito con una legge che indennizzava i proprietari di schiavi per la loro perdita e non concedeva niente alle vittime dello schiavismo, salvo la liberta' di essere poveri; quella schiavitu' abolita 30 anni dopo negli stati uniti solo dopo una guerra civile e che tuttavia fu seguita da leggi che introducevano la segregazione razziale e che sarebbero state abolite solo nella stagione dei diritti civile cento anni dopo, a meta' del XX esimo secolo. 

Non so quanto tempo la scuola dedichi oggi allo studio dello schiavismo, ma sospetto troppo poco, e sospetto che sopratutto non sia ricordato come lo schiavismo non sia solo un fenomeno lontano ed oggi per fortuna illegale, ma sia stato un modo di produzione per la cui difesa si sono prodotte leggi, trovate giustificazioni morali, pseudo spiegazioni scientifiche, e che sopratutto e' stato per due secoli compagno di strada di quella rivoluzione economica che ha progressivamente trasformato l'occidente nel corso degli ultimi 300 anni. 

Con tutta probabilita' nella Londra tirata a lucido in cui Usain Bolt e compagni hanno sfrecciato verso l'oro, l'argento ed il bronzo, ancora sopravvivono palazzi e ricchezze costruite con le sofferenze dei loro trisavoli, quelli che tagliavano la canna da zucchero sotto il sole infuocato delle Antille, quelli che raccoglievono in cotone nelle colonie del nord america. Ed ahime' sopravvivono la come altrove anche le idee razziste che di quel periodo sono figlie.   

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