Agli inizi di luglio sono stato a Tirana per due settimane. Un paio di cose buttate giù mentre aspettavo l'imbarco per rientrare in Italia
"Stizziscitici"
Avanti c'e' posto. Era il titolo di un film del 1942, con un Aldo Fabrizi nei panni di un bigliettaio di un tramvai romano.
E' un film piu' volte riproposto nei primi anni delle televisioni private italiane, quando prima dell'invasione dei telefilm americani le TV svuotavano i magazzini delle cineteche pur di avere qualche cosa da
mandare in onda.
"Stizziscitici!" era l'esclamazione che con bonomia Fabrizi ogni tanto rivolgeva a qualche passeggero in vena di intemperanze.
Mi veniva in mente quel film nei giorni in cui mi e' capitato piu' volte di prendere l'autobus che da Tirana porta a Kombinat, popoloso quartiere della periferia di Tirana, dove ha la sede ii sindacato con cui stavo lavorando.
Gli autobus albanesi hanno il bigliettaio, come quelli italiani di una volta, solo che anziché seduto sullo sgabello vicino alla porta, con il piccolo desco con spiccioli e biglietti di fronte, il bigliettaio albanese cammina avanti ed indietro lungo l'autobus, raggiungendo più o meno rapidamente chi sull'autobus e' appena montato, non necessariamente ad una fermata, perche' spesso se vedi passare l'autobus basta fare un cenno e l'autista apre la porta e ti fa montare in corsa.
E l'operazione di vendita biglietti non e' sempre semplice per il bigliettaio: l'autobus per Kombinat puo' essere a volte davvero pieno e le persone montano e scendono da tutte le porte e non e' detto che facciano in tempo a pagare il dovuto o mostrare l'abbonamento.
E le differenze non finiscono li, niente divisa blu, come aveva Fabrizi nel film, ma pantaloni, maglietta e ciabatte per affrontare temperature che su quegli autobus, generalmente recuperati di seconda mano da qualche parte d'europa, possono essere considerevoli.
Unico elemento in comune col bigliettaio impersonato da Fabrizi, l'essere oggetto delle intemperanze dei passeggeri, mi immagino resi irascibili dal caldo e dalla calca.
Chissa' come si dice "stizziscitici" in albanese.
Jepet me qera
Sono rientrato a Tirana per una breve missione e accanto al caldo la cosa che forse mi ha colpito di piu' e' la lunga sequenza di fondi vuoti offerti in locazione: "jepet me qera" come si dice in albanese.
L'ho notato per la prima volta il lunedi' appena arrivato, quando sono andato dal barbiere sotto casa per un taglio di capelli. Il cartello era la, sulla vetrata del negozio.
Due settimane dopo il fondo era chiuso in attesa di un nuovo inquilino. Chissa' dove e' finito quel barbiere che lavorava a tutte le ore lunedì compreso.
Ha trovato invece un inquilino il fondo sulla rruga durris dove qualche mese fa avevo visto inaugurare una panetteria o "furre bukke" come si scrive in albanese. Ce ne sono a decine ogni dove.
Solo che questa ha durato pochi mesi, l'ho lasciata a marzo che aveva cambiato gestione, oggi si e' trasformata in una sala scommesse.
Una passeggiata sulla rruga durris e' illuminante dello stato della economia del paese: sempre piu' "jepet me qera", su una via che per traffico dovrebbe rappresentare un buon asse per le attività commerciali.
Certo non concorrenziale con quelle piu' prestigiose delle zone del blloku, ma comunque in grado di garantire un buon passaggio.
Ma con tutta probabilita' sono anche molti meno i bus che partono per la Grecia e che hanno la loro fermata proprio in fondo alla Durris, e probabilmente anche chi ancora un lavoro in Grecia lo ha, parte con meno cose da portarsi dietro.
Aeroporto di Tirana 13 luglio ore 9:45
Poi capita di sentire il proprio nome dagli altoparlanti dell'aereoporto, quando hai gia' passato i controlli di sicurezza e con la cintura dei pantaloni ancora in una mano devi uscire nuovamente per andare al controllo bagaglio.
"Che sara'?" ti chiedi, e pensi ai kitchissimi magneti da frigo con Teresa di Calcutta comprati per una amica che ne fa collezione, o al formaggio preso di prima mattina al negozio sotto caso. Ma sopratutto quelli che secondo te traggono in sospetto sono clarinetto e leggio smontabile.
Vieni accolto da un poliziotto gentilissimo che ti chiede cosa hai nella valigia, e gli dici dello strumento, e lui ti chiede se conosci il concerto per clarinetto ed orchestra di Mozart, e ti dice che da bambino aveva studiato per un po' il clarino e canticchiando fra se e se apre la custodia dello strumento e passa le dita sui tasti con un po' di malinconia.
Gli dico che non sono un gran strumentista e che il clarinetto che ho non costa troppo, e anche se 350 euro sono tanti per gli stipendi albanesi, magari puo' farci un pensiero...
Chiusa la valigia saluto e torno nelle zone d'imbarco sorridendo.
Mi piace pensare che il poliziotto m'avesse chiamato solo perché' voleva parlare di musica e del suo amore per il concerto di Mozart, e magari sfiorare ancora una volta i tasti di un clarinetto.
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