18.2.12
Curriculum e referenze
Lorenzo de Rita qua parla di curriculum, e cita due righe di una poesia che sono subito andato a cercare.
Scrivere un curriculum
Che cos'e' necessario?
E' necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.
A prescindere da quanto si e' vissuto
e' bene che il curriculum sia breve.
E' d'obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e malcerti ricordi in date fisse.
Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.
Conta di piu' chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all'estero.
L'appartenenza a un che, ma senza perche'.
Onorificenze senza motivazione.
Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.
Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.
Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l'orecchio in vista.
E' la sua forma che conta, non cio' che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.
E' di Wisława Szymborska. Leggendola ho pensato ad una persona che pochi giorni fa mi ha chiesto se poteva mettermi come referenza per il lavoro che aveva svolto nei progetti che seguivo qualche anno fa in Eritrea.
Ed ho pensato alle domande stereotipate del modulo inviatomi dalla ditta che avrebbe dovuto occuparla:
"E' puntuale? e come interagisce con i colleghi? Ma sa svolgere i suoi compiti con autonomia?"
E avrei voluto rispondere di prendere cortesementa la briga di guardare la carta geografica, guardare da dove veniva la persona di cui mi chiedevano notizia, e quanta strada aveva fatto, e di immaginarsi cosa significhi andare a lavorare ogni giorno senza sapere se quello successivo sarà quello delle ripresa della guerra, o finalmente della pace, di riflettere su come ci si può sentire a impegnarsi per costruire ogni mattina sogni che la sera potrebbero essere distrutti.
E volevo dire loro di pensare che nonostante tutto questo la persona che avevano di fronte aveva sognato, lavorato e costruito, e che adesso era li a chiedere di essere assunta, perché aveva bisogno, e perché sapeva di essere all'altezza.
Ho preferito lasciar perdere.
Ho invece risposto diligentemente che si, era puntuale;
che si sapeva relazionarsi con i colleghi;
che si lavorava in autonomia.
E che si l'avrei riassunta, perché è una delle migliori persone che ho incontrato negli anni.
Mi hanno creduto, ed hanno fatto bene.
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