"Molto prima che la recessione colpisse, il duro lavoro aveva smesso di pagare per troppe persone. Sempre meno delle persone che avevano contribuito al successo della nostra economia effettivamente beneficiavano da questo successo. Quelli in cima divenivano più ricchi con i loro investimenti -- più ricchi di sempre. Ma tutti gli altri combattevano con costi crescenti e stipendi che rimanevano fermi -- e troppe famiglie si sono trovate ad accumulare sempre più debiti solo per mantenere il passo."
Non sono le parole di uno dei tanti manifestanti del movimento Occupy Wall Street, ne l'opinione di qualche dirigente sindacale di qualcuna delle sigle sindacali a suo tempo indicate dalla stampa italiana come pericolosamente sovversive per l'economia nazionale. Sono parole contenute in un discorso del presidente degli Stati Uniti Barack Obama solo qualche settimana fa, ad Osawatomie, nel Kansas.
E non vi è dubbio che il tema del divario fra una minoranza sempre più ricca ed una stragrande maggioranza che arranca sempre più per mantenere un livello di vita accettabile è sempre più presente nel dibattito politico. Per non parlare delle riflessioni che vengono spesso fatte su chi non ce la fa proprio a tenere il passo.
Nel mio piccolo ne parlavo qua già parecchi mesi fa, ma voci assai più autorevoli si sono espresse in queste settimane per una maggiore equità sociale.
Tuttavia vi è qualche cosa che non torna nei molti commenti che sento. Non si capisce come si intenderebbe ridurre le diseguaglianze. Mi rendo conto che non è molto popolare con le classi dirigenti, ma una delle frasi ricorrenti, quella che ricorda come occorra la crescita, è monca, perché il problema non è solo la crescita. Non sono un economista ma se la matematica non è una opinione ad una economia non è sufficente crescere per garantire più equità: occorre anche che il reddito aggiuntivo prodotto sia distribuito maggiormente a favore di chi sta più indietro, altrimenti le diseguaglianze relative cresceranno, esattamente come è accaduto in questi anni.
E se poi le economie non crescono come ridurre le diseguaglianze? La domanda non è inutile considerato che per l'Italia il futuro pare tutt'altro che roseo. La strada maestra dei sistemi democratici è sempre stata la redistribuzione tramite la progressività delle tasse e la tassazione pesante delle fonti di rendita non da lavoro (un esempio classico sono le tasse di successione).
Esattamente l'opposto di quanto è stato fatto in questi anni.
Insomma, la prossima volta che sentiamo qualcuno parlare di ridurre le diseguaglianze chiediamogli di proporre anche come. Magari non sarà utile a scoprire ricette magiche ma ci consentirà di capire chi ne parla perché di moda e chi si pone seriamente il problema.