21.10.11

We need him alive!

Non uccidetelo, ci serve vivo! gridava qualcuno nel video della cattura di Gadhafi. Non penso che quella esortazione derivasse da quella considerazione, a me cara, che la civiltà di un popolo si vede da come tratta i peggiori. E credo che anche alle nostre latitudini, in circostanze simili, sarebbero in tanti quelli pronti a premere il grilletto. Del resto la nostra patria storia è là a ricordarcelo.

E tuttavia rimane il fatto che qualcuno, nella concitazione della cattura, esortava i ribelli ad avere giudizio, perché Gahdafi serviva probabilmente davvero più vivo che morto.

La prima riflessione che mi suscita quella frase è che intanto la nozione di popolo, o di movimento di liberazione, così indifferenziata e spesso utilizzata per giustificare la presenza di leader e condottieri, invece nasconde sensibilità ed intelligenze assai diverse, che vanno dal ragazzo che brandisce la pistola d'oro del rais, all'appunto anonimo che urla nel filmato "ci serve vivo".

La seconda è che davvero serviva vivo, anche se forse non avrebbe detto molto sui retroscena delle mille trame e dei mille sogni che lo hanno visto coinvolto. Trame e sogni non tutti necessariamente di segno negativo, anche se spesso in rotta di collisione con interessi ben consolidati.

Perché con lui vivo forse stato possibile sapere di più e meglio sui suoi 40 anni di potere, sugli affari fatti, sulle molte giravolte che lo hanno portato da finanziatore di rivoluzioni improbabili a "re dei re" in Africa. E su quanto abbia pagato il popolo libico in questo processo.

E' probabilmente per questo che qualcuno nella folla urlava quel "ci serve vivo". Non è stato ascoltato: credo ci sia più d'uno in giro per il mondo che ha tirato un sospiro di sollievo.

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