3.9.11

La fame in TV

“Just get those nigger babies off my TV set.” pare essere la frase con cui nel 1968 il presidente USA Johnson autorizzò un intervento aereo umanitario in Biafra. Il politically correct era ancora di la da venire, e comunque il presidente da Texano bianco qual'era non si vergognava di usare il termine dispregiativo con cui da sempre i bianchi definivano le persone di colore.

La frase tuttavia dice qualche cosa di più importante dei pregiudizi di un presidente, ricorda come la TV fosse già allora diventata centrale nell'inserire nell'agenda politica argomenti altrimenti destinati all'indifferenza, e sopratutto, con la sottolineatura del “my TV set”, ci ricorda come a colpire non è il fatto in se, ma la sua interferenza con il quotidiano, in questo caso il quotidiano dello schermo TV casalingo di un presidente già alle prese con il conflitto in Indocina e la montante protesta studentesca.

Ripensavo a quella frase qualche giorno fa mentre un amico mi sventolava davanti agli occhi l'ennesimo reportage dalla Somalia, con la descrizione delle sofferenze della popolazione per la carestia e l'immancabile chiosa sull'indifferenza occidentale.

E' l'assenza di copertura mediatica ad impedire la nostra presa di coscienza o è invece la sua mancanza di interferenza con il quotidiano? Perché non è sufficiente sparare la notizia per far si che entri nel circuito, bisogna che diventi l'oggetto dell'interesse degli attori del quotidiano. In assenza di questo la notizia al massimo sollecita note d'ambasciata e un po' di articoli su qualche rivista specializzata.

Insomma, per rispondere al mio amico, ci sono persone che per funzione e mestiere o per passione guardano al mondo, e sono da lodare, ma la maggior parte degli uomini vede il vicino di casa, il collega d'ufficio, il compagno di scuola come soggetto con cui solidarizzare o entrare in contatto, qualche volta presta attenzione alle immagini che propone la TV, ma solo se accompagnate da qualche soluzione “premasticata” tipo sms, intervista all'operatore, banchino per le firme. Ed è comprensibile, perché è ogni essere umano vive agisce e si orienta nel suo orizzonte.

Ed allora probabilmente la sfida è aprire e dare un senso all'orizzonte quotidiano di tante persone. Il problema è come, oggi che di schermi ce ne sono tanti ma capacità e volontà di proporre soluzioni assai meno.

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