7.4.11

Il nostro cortile

"Una crisi come quella libica ma dimenticata" scrive il Fatto Quotidiano, ed in effetti è così: scontri feroci ma poca attenzione alle nostre latitudini. E l'esistenza di un conflitto che non risparmia i civili non è l'unica cosa che accomuna le due guerre, in ambedue i conflitti è infatti ben presente la Francia a sostegno di una delle parti. Ed in ambedue i casi l'azione avviene con un qualche avvallo delle Nazioni Unite.


La nostra indifferenza viene spesso portata a riprova del cinismo occidentale, più interessato a petrolio e sicurezza che ai diritti umani a latitudini lontane.


E' una osservazione giusta, e tuttavia temo sia estendibile ben oltre ai soliti colpevoli. Come non notare il fatto che la frase "e la costa d'Avorio" sia usata appunto come espediente retorico e non come programma di azione e mobilitazione?

Insomma gli organizzatori delle manifestazioni del 2 aprile lo hanno fatto per protesta contro la guerra in Libia pur ricordando di essere  contro la guerra tout court.


Certo si sa che gli obiettivi astratti non funzionano, ma allora perché non sfilare per Libia e Costa d'Avorio?


Una risposta immediata potrebbe essere che nella guerra libica ci siamo anche noi, mentre in Costa d'Avorio no. Ma allora non saranno le cose un po' più complicate ed intrecciate, percui accanto ai nostri giudizi etici e di principio intervengono anche elementi che rimandano direttamente alla nostra quotidianità?


Temo insomma che ancora una volta si dimostri la realtà del nostro paese, dove qualsiasi questione di politica internazionale viene rimodulata in chiave nazionale per riproporla già predigerita fra i pochi temi che da decenni sembrano interessarci, temi fra cui cito a caso le dinamiche fra maggioranza ed opposizione, le dinamiche fra opposizione radicale ed opposizione moderata, il ruolo della chiesa.


In questo quadro le persone che abitano il mondo di fuori fanno da comparse nella lunga recita che riproponiamo da anni. Comparse davvero, in quanto appaiono d'improvviso quando scoppia la crisi, accendono le nostre passioni ed i nostri schieramenti, per poi tornare nuovamente nell'oblio.


Fanno da comparse perché se dovessero entrare nella nostra vita da protagoniste rischieremmo di scoprire che in ogni conflitto esistono questioni su cui dobbiamo pronunciarci, momenti in cui dobbiamo dire da che parte stiamo, scelte che dobbiamo fare, persone cui dobbiamo delle risposte e spiegazioni per quello che abbiamo fatto o non fatto.


Troppo più facile proseguire sapendo ben poco del mondo e delle persone che lo abitano e se costretti a sapere, affannosamente adattare le novità al nostro cortile.

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