19.2.11

Due mondi

Nel maggio del 1998, intervendendo in un dibattito parlamentare in Sudafrica sul tema della riconciliazione nazionale, l'allora vicepresidente sudafricano Thabo Mbeki sottolineò con forza come non era possibile pensare che quel paese potesse, in 4-5 anni, cambiare dalla realtà ereditata e caratterizzata dalla presenza di due nazioni, una realtà che datava sin dai tempi della colonizzazione avviata dagli olandesi 350 anni prima.

Era una osservazione che gettò la prima acqua sul fuoco degli entusiasmi suscitati dalla presidenza Mandela, dove il mantra della nazione arcobaleno, recitato in ogni occasione, aveva offuscato la realtà di una società profondamente diseguale, tanto diseguale da poter definire il paese come diviso in due nazioni diverse.

In effetti la verità delle cose era molto più simile al quadro dipinto da Mbeki che alle speranze suscitate dall'epilogo vittorioso della lotta all'apartheid. E a distanza di una dozzina di anni le cose sono cambiate ma non a sufficienza, se è vero che il Sudafrica rientra sempre fra le nazioni più diseguali al mondo.

Ma c'è da aggiungere una cosa: probablmente quella metafora che descriveva così bene la differenza che esisteva fra il mondo dei bianchi e quello dei neri, in realtà è applicabile in generale alle nostre società contemporanee.

Insomma, quel pezzo di società che in questi anni di crisi non solo non si è impoverito ma ha visto crescere la sua ricchezza, conosce il prezzo di un biglietto dell'autobus? e quando fa la spesa si ferma a vedere il banco delle offerte speciali? oppure a fa parte di una classe che si veste con la stessa cura del lusso a Roma come a New York, a Johannesbourg come a Mumbai? e compra gli stessi telefonini, le stesse auto di grossa cilindrata e sogna di mandare i figli nelle stesse università prestigiose?

E la voglia di "essere come loro", quanto ha modificato le aspirazione di tutti gli altri, che per queste hanno forse scelto fra le imitazioni del lusso quelle più accessibili, magari acquistabili a rate? E quanto pesa la constazione del fallimento, quando la crisi rende sempre più difficile il pagamento delle rate o l'onorare il debito?

In queste settimane di rivolte nel mondo arabo una cosa è stata assolutamente chiara, la rivolta evidenzia lo scarto esistente fra meccanismi di costruzione del benessere che ne concentrano progressivamente i beneficiari all'interno di elite sempre più ristrette ed anziane, e società con crescenti aspettative irrealizzate da parte di settori sempre più ampi di popolazione, in gran parte giovane e spesso ben scolarizzata.

Due mondi. Nell'occidente i tassi di gioventù sono assai più bassi, ma disperazione e fatica di vivere non mancano, chissà cosa ci riserva il futuro...

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